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S/T

LITTLE PIG - S/T
(2022 - WormHoleDeath Records)voto:
Dalla amicizia fra tre musicisti (Alessio Suzzi alla voce e al basso, Davide Maghini alla batteria e Marino Agostini alla voce e alla chitarra) nasce questa formazione che ha lanciato il primo vagito durante l'inizio del periodo pandemico nel 2020. Già impegnati con i rispettivi progetti e costretti, ob torto collo, ad uno stop continuato con l'attività live, decidono di riesumare vecchi pezzi lasciati o sotto il peso della polvere oppure alle oscurità di un cassetto, e di proporli quindi in una veste evoluta e più attinenti con i tempi attuali.
Evidentemente risentono di tutte quelle atmosfere che hanno visto la luce a metà degli anni ottanta e che hanno spopolato, a volte snaturando la propria identità primordiale, nel decennio successivo. Se eri adolescente negli anni novanta avevi la possibilità di imbatterti in band che avrebbero poi segnato, in maniera organica e massiccia, l'approccio di visione nella definizione del Rock in generale. A parte i gruppi più famosi e conosciuti, vi sono stati altre realtà che hanno contaminato la crescita musicale dei giovani adolescenti appartenenti alla cosiddetta Generation X; poi come accaduto al Punk circa venti anni prima (e stessa sorte toccò, in modi e tempistiche leggermente diverse, anche al nostro caro Heavy Metal) si perse quella spinta rivoluzionaria, andò a svanire quella iniziale e spontanea brutalità, il calcolo economico delle vendite prese il posto alla folle irraziobnalità giovanilistica, la musica come forma espressiva nei termini di primitivismo, sinonimo di depravazione strutturale, fotografia di un arrembaggio rustico ed animalesco alle fortificazioni del mainstream, tutto questo svanì come neve al sole, piano piano si sgretolò come prodotto di una erosione progressiva a discapito dei passaggi dei videoclips su Mtv, a favore di servizi giornalistici e, cosa che nessuno all'inizio di questo nuovo fenomeno alla fine del secolo scorso poteva minimamente immaginare, i personaggi stessi furono messi in ridicolo evidenziandone lati negativi, vizi e debolezze oltremodo umane, ed in ultima analisi dati in bocca alla stampa secondo le più basse, bieche ed insulse regole del gossip news. Di tutto questo ormai non c'è più traccia e l'industria discografica ufficiale è riuscita, come ha fatto nel passato con altri generi, a smussare gli angoli e a portare verso il centro gli estremismi artistici traendone, da questa operazione, il massimo beneficio in termini di guadagno, e lasciando forse in eredità soltanto qualche vago ricordo di dinamiche pulsionali fra giovani studenti butterati, forforosi e vestiti alla rinfusa, ma pieni di sogni, speranze e romanticismo un po' datato.
Probabilmente è questo che il trio ha voluto trasmettere con questi brani, quella illusione che si è trasformata in un distaccamento graduale e continuo dalla realtà, quel lento ma inesorabile scorrere degli anni con all'improvviso il passaggio nel mondo degli adulti: "Disappear" con la sua decadenza sintetizza questo quadro emozional temporale. Il riferimento in generale alla fine è verso il mondo del Grunge con tutto quello che ne consegue, un sound molto anni settanta suonato sapendo benissimo dove mettere le mani. Inutile mi pare fare degli esempi di gruppi come termini di paragone perchè la band in questione viaggia su binari propri in una direzione certa e conosciuta, non ci sono scambi di direzione. Il futuro è sempre quello di tanti anni fa: da scrivere, incerto, oscuro, sconosciuto e tendenzialmente ansiogeno.
Leonardo Tomei