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36 Ways To Die

REJCTION - 36 Ways To Die
(2023 - Art Gates Records)voto:
In base allo stereotipo che abbiamo di Napoli o più in generale del Sud d'Italia, siamo portati a pensare alla gente meridionale come persone allegre, solari, spensierate ed infinitamente accoglienti. Nulla di più vicino se ci accostiamo alla musica dei partenopei Rejction: già il titolo del loro debutto vi fa intuire che ben poco c'è da scherzare con questi quattro tipi.
L'etichetta spagnola ha accettato di buon grado di immettere nel proprio roster questo quartetto affezionato ad atmosfere molto accomunabili con un certo Thrash anni 80.
Spuntano qua e là i Testament, per esempio, che con l'uso delle diminuite hanno fatto scuola per i gruppi a seguire, quasi quanto Malmsteen con le scale minori armoniche; in generale comunque rimane un album, questo "36 Ways To Die", abbastanza normale: le canzoni risultano essere apprezzabili, non sono particolarmente veloci e nè caotiche, ma non brillano di particolare veemenza, non riescono a trasmettere quel quid in più. Ci tengo a ribadire che quello che scrivo è frutto del mio parere personale basato sull'ascolto degli otto pezzi, dato che il primo, l'intro, presumo sia una filastrocca in dialetto nordico (piemontese o valdostano). La band chiaramente da un punto di vista squisitamente tecnico è preparata (colgo l'occasione per avere la possibilità di asserire, evitando di correre il rischio di essere smentito, che si è chiusa un'epoca dove la voglia di stupire a qualsiasi costo la faceva da padrona e l'approssimazione, soprattutto nei mezzi di registrazione a disposizione, - quanti demo su cassetta ho ascoltato ove la batteria sembrava composta dai fustini del Dixan -, regnava sovrana in perfetta solitudine), ma rischia di cadere tendenzialmente nell'anonimato, come quelle band di metà anni 80, tipo gli Acrophet, che sì è vero riuscivano ad arrivare all'incisione su vinile, ma che poi non riuscivano ad emergere dalla media anche perchè il mercato era completamente saturo di certe dinamiche e sonorità.
Essendo una prima opera ci sarà sicuramente tempo, spazio, modalità e voglia di aggiustamenti e migliorie; non mancano comunque su questo full - length spunti interessanti: "This Time Is War", con una aggiustatina alla linea vocale, potrebbe essere un pezzo rimarchevole che ricorda, nello stacco centrale, i Suicidal Tendencies; degna di nota anche la terza traccia che presenta un bel groove accattivante con parecchi cambi di ritmo ed una buona dose di accordi che rendono veramente godibile e fruibile tutto il pezzo; infine i quasi sei minuti di "Promised Land" mettono in primo piano le capacità del chitarrista che è in grado di mischiare il vecchio sound molto 80's con tematiche sonore più vicine ai giorni nostri; un mid tempo ben congeniato dove questa volta il cantante si trova decisamente più agevolato arrivando finanche a giocare nel campo arbitrato da Rob Zombie.
Ci sono trentasei modi per morire, decidete voi quale è più congeniale per la vostra fine di vita.
Leonardo Tomei