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Xul

TrackList
- Scribes of Xul Which
- Shall Be the Darkness of the Heretic
- Udug-Hul Incantation
- Famine of Nineveh
- Sirius, Draconis, Capricornus
- Show Worship of the Black Flames
- Ignominious Flesh Degradation
- Hymn of Savage Cannibalism
- Shadows of the Iniquitous
- Sa Belet Ersetim Ki'Am Parsusa
DEVANGELIC - Xul
(2023 - Willowtip Records)voto:
Proseguendo un percorso di passaggio dal brutal metal al death metal i romani Devangelic giungono alla pubblicazione del loro quarto disco. La band è composta da Mario Di Giambattista (Vulvectomy, Demonian, Disfigured, etc…) alle chitarre (nonché autore di tutti i pezzi), Paolo Chiti (Antropofagus, Esophageal, Putridity, etc…) alla voce, oltre a Marco Coghe (Catastrophic Evolution, Vulvectomy, etc…) e Alessio Pacifici (Buffalo Grillz, Dr. Gore, etc…) rispettivamente alla batteria ed al basso. (In realtà la batteria in studio è stata suonata da Davide Billia degli Hour Of Penance). Pubblicato dalla Willowtip Records è stato registrato ai 16th Cellar Studios di Roma sotto la regia di Stefano Morabito.
Il tema dell’opera lo lasciamo presentare direttamente dai Devangelic: "Xul" è originariamente una parola sumera usata per denotare il "Male" e questo è l'argomento principale del concept del nuovo album. Sostanzialmente un viaggio introspettivo in cui l'essere umano, fin dalla sua apparizione sulla Terra, è costretto a confrontarsi con i propri demoni interiori; il male visto come rappresentazione del "buio" e della dualità dell'uomo, che cerca di esorcizzare le proprie emozioni negative.
Ma, come la storia ci insegna, nella battaglia contro la debolezza umana prevale quasi sempre il negativo. La copertina, opera di Nick Keller, è suggestiva e rappresenta alla perfezione quanto descritto sopra, un demone sabbioso che stringe una figura umana; innegabile l’immediato richiamo ai Nile, ma ci torneremo sopra.
‘Scribes of Xul’ apre il disco con l’esplosione contemporanea di tutti gli strumenti e su una melodia orientaleggiante travolge l’ascoltatore con ferocia come del resto la successiva ‘Which Shall Be the Darkness of the Heretic’ (bello il riff a metà canzone). ‘Udug-Hul Incantation’ è maligna nel suo incedere quasi doom (a proposito se ne consiglia la visione del video) mentre ‘Famine of Nineveh’ è la necessaria boccata d’aria prima di rigettarsi nel calderone di metallo fumante di ‘Sirius, Draconis, Capricornus’ che rallenta nella parte centrale senza perdere nulla in termini di pesantezza, accentuando anzi la valenza della brutalità del cantato di Paolo Chiti.
Piccoli accenni a suoni mediterranei fanno capolino in ‘Show Worship of the Black Flames’ prima di una nuova velocissima tempesta di riff e blast beats. ‘Ignominious Flesh Degradation’ scorre via veloce in tutti i sensi, 3 minuti scarsi di annichilimento, mentre’ Hymn of Savage Cannibalism’ è la necessaria pausa acustica (by Massimiliano Cirielli) prima dell’assalto finale di ‘Shadows of the Iniquitous’ e ‘Sa Belet Ersetim Ki'Am Parsusa’ forse il pezzo più bello dell’intero lotto.
I Devangelic non cedono alla tentazione di arricchire il loro suono con le tastiere, non c’è niente di sinfonico, sebbene rispetto al predecessore risulti meno cupo. Abbiamo citato i Nile in fase di descrizione delle tematiche del disco ma anche la musica deve tanto al gruppo statunitense: non lo diciamo in chiave negativa (i Nile hanno influenzato gli ultimi 25 anni di technical death metal), lo diciamo perché i Devangelic hanno tutte le capacità di creare un proprio stile e questo ‘Xul’ è sicuramente la pietra miliare di una loro consacrazione definitiva e, soprattutto, internazionale. Dentro a ‘Xul’ c’è una capacità esecutiva impressionante ed una scrittura elaborata che chiede solo tempo e dedizione per essere compresa appieno. ‘Xul’ è un ottimo album, una valida interpretazione di death metal moderno con profonde radici negli anni ’90.
Filippo Marroni