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Silver Lake

SILVER LAKE - Silver Lake
(2011 - SG Records)voto: 8/10
Ah, il progressive, da sempre croce e delizia della scena metal; genere che da sempre divide gli ascoltatori in due categorie, quelli che lo amano incondizionatamente e quelli che invece non riescono ad andare oltre il secondo minuto del primo assolo. Ah, il progressive: questa volta ci regala una vera perla, un disco che si candida immediatamente ad essere una delle migliori uscite di questo appena iniziato 2011 (a meno di non avere a che fare con un'annata di quelle veramente clamorose), un lavoro come non se ne sentivano da tempo.
Autori di quest'uscita autointitolata sono i Silver Lake, alla prima esperienza con materiale inedito dopo anni passati a fare “gavetta” in una cover band (sotto il nome di Exodia); non si tratta di un gruppo prog in senso stretto, di quello alla Dream Teather, bensì di una band molto vicina alla scena power metal, con influenze provenienti sia dai grandi maestri del passato sia dai big ones della scena nostrana. Ed è proprio da un importante nome italiano che viene fuori la prima perla di questo disco: sto parlando di Michele Luppi, storico vocalist dei Vision Divine ed in questo caso compositore e singer di 'Life'.
Il prodotto si presenta globalmente polimorfo, evitando di stallare su una ben determinata impostazione e spaziando dunque su più caratteristiche stilistiche.
I momenti più progressive sono quelli in cui sono le tastiere a dettare legge: ne è un esempio lampante la opener 'Before The Storm', brano cristallino e atmosferico che ricorda per certi versi i Labyrinth del masterpiece 'Return To Heaven Denied', tra dolci crescendo, vocalizzi estremi e momenti strumentali sempre coinvolgenti e mai fini a se stessi.
Altrove ci si avvicina più al power metal in senso stretto, quello più “happy” con strofe e cori immediati, memorizzabili e canticchiabili, senza perdere però di vista la matrice melodica e atmosferica impressa dalle tastiere. È il caso, per esempio, dei momenti cantati di 'Holy Affinity' (con sotto una doppia cassa incalzante), brano che comunque mantiene una forte impronta prog, caratterizzata in questo caso da un suono di chitarre più aggressivo, specialmente nelle fasi iniziali e finali e nei passaggi.
Altra canzone che si inquadra in questa categoria è la già citata 'Life', gran pezzo “all'italiana” che reca ovviamente marcatissima l'impronta stilistica del compositore; come già dicevo si tratta di uno dei brani migliori del lotto, nonché di un ottimo biglietto da visita.
L'intensità sa mantenersi sempre altissima, salvo un momentaneo cedimento che coincide con 'Meet You Again', un lento dolce ed emozionante che però risulta un pelo fuori luogo nel contesto. Ci pensa comunque la conclusiva 'Silver Lake' a riportare il disco sui binari giusti, facendo in sostanza un sunto di quanto ascoltato fin'ora.
È presente anche una cover, 'Slave To The Grind' degli Skid Row, che non si limita a ricalcare l'originale bensì introduce alcune variazioni (l'assolo è diverso ed ha sotto il doppio pedale) o elementi nuovi (le testiere, padroni della scena in un'intro scritto ex-novo). Lascio comunque eventuali paragoni ai fans di Seb. Bach.
A mio avviso il vero punto di forza dei Silver Lake è che le prestazioni dei singoli, tutte tecnicamente ottime, non danno vita a dannosi individualismi, ma si mettono sempre al servizio della melodia e del risultato finale, dando vita a vere e proprie perle all'interno dei brani stessi. Potete capire cosa intendo ascoltando la strumentale 'Break', splendido intreccio di assoli ed armonie; ma anche quando entra in gioco la voce la band riesce a dare vita a combinazioni al vetriolo, grazie anche alle doti canore del singer, veramente valido (specialmente sulle note alte) e adatto ai brani in questione.
Insomma, 'Silver Lake' si prospetta essere un lavoro in grado di competere anche con la concorrenza estera, un disco che tutti gli amanti della scena dovrebbero ascoltare. Se le premesse sono queste... buon 2011!
Francesco Salvatori