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Passions

TrackList
1. Spanish Flame
2. It Won't Be The Reason
3. Shy Girl
4. When The Clouds Fall
5.The Moon (instrumental)
6. Time's Marching Fast
7. Tonight
8. Flying High
MOON OF STEEL - Passions
(1989 - Cult ’n’ Roses (ristampato su cd nel 1995 da Lucretia Records))voto: 10/10
Facciamo un salto nel lontano 1989 per ripescare questo capolavoro assoluto dei Moon of Steel, una delle più grandi band che abbia mai calcato la scena metal della penisola (e non solo, dato che all’epoca riscossero un notevole successo all’estero).
Disconosco le ragioni per cui un gruppo di tale caratura non abbia avuto il successo meritato, quello che ti porta ad essere conosciuto in ogni parte del globo. Probabilmente la Dea Bendata ci ha messo lo zampino, o ancora, la connotazione geografica non ha reso piena giustizia ai nostri…ma le mie sono solo supposizioni che difficilmente troveranno conferme. Posso solo dire che purtroppo, questo full lenght, è rimasto un album culto, di nicchia, riservato a coloro che riescono a rimanere estasiati di fronte alla sua complessità, ai cambi di tempo e di stile, frequenti in ogni pezzo, e all’assoluta originalità di un lavoro che, ripeto, merita di essere rispolverato.
Ci pensa “Spanish Flame” con i suoi arpeggi in tapping e le sue ritmiche forsennate ad aprire le “ostilità”, alle quali presto si aggiunge una voce magnifica, intonata, pulita ed acuta. L’ispirazione “frigia” (i colleghi musicisti sapranno di cosa parlo) è pesante, non solo nel titolo anche nel break prima del momento solista del basso, nello stesso solo di basso e nel solo di chitarra. Si rimane piacevolmente sorpresi e spiazzati da cotanta ispirazione che non si esaurisce fino alla outro. Fantastico Pezzo.
La voce a cappella ricama delle melodie da brivido nella intro di “It Won’t Be the Reason”, prima che delle chitarre di stampo maideniano (vedere “Somewhere in Time” in particolare) si sovrappongano, in modo magistrale, ad essa. Il proseguo del pezzo è denso di pathos e la melodia diventa accattivante, specialmente nel ritornello. Questo brano sarebbe un ottimo biglietto da visita per l’album, con i suoi preziosismi meno palesi ed esasperati rispetto all’opener e con il suo ritmo trascinante. Le chitarre tessono armonie sonore in contrappunto ed il solo è breve ma intenso.
La successiva “Shy Girl” è introdotta da un arpeggio di chitarra clean, al quale si aggiungono gli altri strumenti in crescendo, fino a costruire una ritmica di impatto e serrata. Durante la strofa l’atmosfera diventa di nuovo rarefatta e la voce è di un lirismo esasperato. L’andamento del pezzo è inusuale e spiazzante, come solo i nostri sanno fare. Un’altra perla da gustare in contemplazione, almeno fin quando le chitarre e la sezione ritmica non tornano ad essere di nuovo selvagge. E’ bello ascoltare come non vi sia, né in questo brano, tantomeno negli altri, una prevalenza assoluta di uno strumento sull’altro, ma come tutto sia orchestrato in modo da dare ad ognuno il giusto spazio e in modo da creare musica totale, piuttosto che momenti di egocentrismo solista (quello che avviene più o meno nella musica classica).
Eccoci giunti alla traccia numero quattro (“When the Clouds fall”) e già “solo” nei primi 50 secondi i nostri eroi cambiano le carte in tavola ben tre volte, prima di tuffarsi in una ritmica simil-thrash. La voce è qui di stampo Epic, molto bella e magistralmente incastrata nelle melodie e nelle armonie del resto del gruppo. Segue una cavalcata degna dei primi Maiden. Una musica difficile, cervellotica, sfrenata…insomma a la MoS!!!
“The Moon” è un duetto (forse sarebbe il caso di dire terzetto) fra il basso e la chitarra, molto rarefatto e melodico, un episodio che non supera il minuto e mezzo e che fa da intro alla successiva “Time’s Marching Fast” , cavalcata metallica di rara bellezza, con melodie mai banali, come i nostri ci hanno ampiamente abituato. Da segnalare i cori ed i continui cambi di tempo, trademark della band, che mantengono alta l’attenzione durante l’ascolto. Questo è il pezzo più lungo del f.l. con i suoi sei minuti e mezzo.
L’oceano, un arpeggio di basso, uno di chitarra e siamo già a “Tonight” penultima traccia di “Passions” ed il quintetto milanese non smette per niente di mescolare continuamente le carte in tavola, alternando la potenza e l’ampio respiro. Degno di nota il solo di chitarra, con il suo tapping furioso e i suoi arpeggi veloci.
“Flying High” è l’ultima traccia ed alterna una intro piuttosto “sabbathiana” alla solita cavalcata ed ai soliti cambi di tempo molto cari alle band della NWOBHM. Attenzione, soliti non vuol dire mai banali, dato che i Moon of Steel mantengono altissimo il livello durante tutti i quaranta minuti circa di durata di “Passions”.
Non si può guardare al futuro senza conoscere il passato, dunque andare a ripescare sugli scaffali dei negozi questo album uscito nel 1989 e ristampato su cd nel 1995, mi sembra un atto dovuto se si è amanti della musica heavy, fortemente prog e con venature epic. Un cd che riempie di orgoglio il passato del metal tricolore e che, ripeto, probabilmente se fosse stato registrato altrove avrebbe dato alla band maggior notorietà e magari continuità. Questa sera guardate la luna…potrebbe essere di acciaio!!!
Luca Politanò