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Hyaena

TrackList
- The Lonely Mountain
- Pachycrocuta
- Bouki
- The Devil Riding the Evil Steed
- Scavenger and Thief
- Gadawan Kura
- Eternal Enemies
- African Devourers
- Scratching Rocks
- Genital Mask
SADIST - Hyaena
(2015 - Scarlet)voto: 8.5/10
Dopo 5 lunghi anni dal valido “Season in Silence”, per alcuni aspetti controverso e probabilmente leggermente sottoquotato rispetto alle aspettative dopo il masterpiece omonimo del 2007, arriva il nuovo album dei Sadist! “Hyaena”, questo il titolo, uscirà ufficialmente il 16 ottobre per Scarlet Records.
Abbiamo avuto l’opportunità di ascoltarlo in anteprima per preparare i numerosi fan della band ligure al “lieto evento” e magari a prenotare la loro copia!
La maturazione stilistica dei Sadist ormai è consolidata e, fin dai primi ascolti, si nota un ulteriore passo in avanti. Sin dalla opener “The Lonely Mountain”, oltre a rispolverare il solito carisma e lo splendore esecutivo, le tinte ocra e la ferocia tratteggiano subito le coordinate di questo album. “Hyaena” è un album concettuale; i Sadist a loro modo scolpiscono immediatamente il loro territorio e lo difendono strenuamente proprio come le iene. Dalla successiva “Pachycrocuta” cominciano ad emergere elementi tribali tanto cari ai Sadist già nelle divagazioni progressive degli album precedenti, non a caso la Pachycrocuta è la possente iena preistorica (da rimarcare la presenza del percussionista Jean N’Diaye che accompagnerà la band anche nel tour di supporto all’album). “Bouki” (Iena nel linguaggio Wolof: gruppo etnico originario Senegalese) dalla mutabilità progressive intrigante ma che mantiene un arrangiamento snello ed immediato, cosa che non avviene per la successiva “The Devil Riding the Evil Steed” più complessa ed introspettiva. Allo stesso modo i Sadist a cavallo della loro musica, proprio come narra la leggenda che vede il diavolo a cavallo di una iena a compiere scorrerie, ripercorrono e sorpassano molti dei tratti tipici del loro sound. C’è molto progressive, ma stavolta non divampa solamente da certi preziosismi e ricercatezze strumentali, molto è delegato agli arrangiamenti e alla narrazione melodica; interessanti sinth e tastiere che seguono anche le linee vocali e non si inerpicano in troppi intrecci che altre volte distoglievano l’attenzione. Sia un brano strumentale come “Gadawan Kura” che una composizione più canonica (per lo stile Sadist) come “Eternal Enemies” si fregiano di questa rinnovata freschezza della band. Freschezza confermata anche dalla produzione sonora, ancora una volta curata da Tommy Talamanca ma molto meno autoctona. Magari più light per i puristi di “Tribe” ma sicuramente più internazionale ed in linea con il concept; a me personalmente ha convinto in pieno! Ottima anche la prova di Trevor che spesso è portato ad ampliare il suo spettro vocale in virtù delle composizioni; degna di nota “African Devourers” dove i profondi rallentamenti tratteggiano di sfumature oscure ed efferate dove si evidenziano le doti vocali del singer. “Scratching Rocks” riporta il tenore tecnico ed una certa ricercatezza emotiva verso lidi più impervi, mantenendo in ogni caso l’impronta sonora di questo “Hyaena”. L’album si chiude col climax di pathos di “Genital Mask” seguendo e espandendo certe soluzioni già incontrate, un degna conclusione in ogni caso. Ho sorvolato volutamente sul brano “Scavenger and Thief” perché segna una sorta di spartiacque tra la marcata ecletticità del passato e l’irruenza melodica del presente, un piccolo manifesto delle nuove coordinate dei Sadist. Non si tratta di uno sconvolgimento o di un cambio radicale, solo di una progressione volta a stemperare il superfluo e a veicolare maggiormente le emozioni.
A mio avviso siamo di fronte ad un grande album, ricco ed intenso, suonato e prodotto in maniera impeccabile ma soprattutto di una portata più ampia e, se vogliamo, internazionale della band. Un acquisto consigliato anche a chi, e sono in pochi, scoprirà per la prima volta i Sadist!
//// Fourarms