Decisamente poco convenzionale il concetto di band che hanno i Pulseve: niente chitarre, niente voce, solo basso e batteria. Tipologia di formazione che può in primo acchito far pensare ai Lightning Bolt, ma il genere non è affatto quello: scordatevi baccano e attitudine noise, perché i Pulseve non fanno casino tanto per fare, ma creano brani decisamente ragionati ed elaborati.
Non aspettatevi nemmeno un classico disco rock, perché da una band di questo genere sarebbe impensabile. Mantenete pure la parola rock, ma aggiungete davanti ad essa le due paroline magiche math e post. Ma come possono questi due generi, dalle anime così distinte, convivere tra loro? Se come risposta non vi è sufficiente l’operato di Battles o And So I Watch You From Afar, che già hanno sperimentato questo crocevia in un passato nemmeno troppo lontano, allora fatevi bastare quello che (non) dicono i Pulseve a suon di ritmi in continuo cambiamento, tempi ben poco lineari, architetture complesse, armonizzazioni che di tanto in tanto somigliano vagamente ad una linea melodica e quant’altro. Tanto più che l’assenza di chitarre rende la risposta ancora più interessante.
Tutto buono, tutto bello, dunque arrivederci e grazie? No, non del tutto almeno. Perché ‘Magnet’ tende spesso a sembrare più la base ritmica di un disco prog/post rock che non un lavoro a sé stante. Discorso delicato da affrontare, ma penso che la ricerca di troppa elaborazione abbia privato il basso di quel primo piano di cui avrebbe goduto mantenendosi invece sulla più spudorata semplicità. Voglio dire, tali Shellac son riusciti a fare 12 (sì, avete letto bene, dodici) minuti di pezzo con solo due note, per di più con Steve Albini che si faceva sempre i cazzi suoi e solo sporadicamente si ricordava di suonare e/o cantare.
Poi però parte ‘Vulchaos’, e le righe che ho appena scritto perdono immediatamente di senso. Sì, perché il brano finale è una vera bomba, azzeccato dall’inizio alla fine, senza una sola nota fuori posto, tra rapidi stop&go, linee che giocano a rincorrersi e un paio di crescendo, sul finale, decisamente esplosivi. Il classico pezzo che arriva a metterti i bastoni tra le ruote quando ormai avevi in testa una certa valutazione per l’album, ma forse – dopo ore (giuro) passate a rifletterci sopra – mi è venuta un’idea: metto senza voto, almeno se volete capire se ‘Magnet’ è bello o meno siete costretti ad ascoltarvelo (tanto lo trovate tutto, gratuitamente, sul sito della band).
Francesco Salvatori
TrackList
- Kissing Like Pirañas (Self Destruction Disguised As Love)
- Night Skydiving (Desire To Men Is Gravity To Earth)
- The Last Bullfight (Ultimatum Por El Matador)
- Vulchaos (Chill Magma Before Use)
- Anno: 2011
- Etichetta: Autoprodotto
- Genere: Rock
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