Voto: 8
Finalmente é arrivato il nuovo lavoro di Profezia, gruppo ormai storico dell’underground italiano (prima one man band ed ora con una lineup vera e propria) e spesso lontano da copertine e proclami sul web nonostante i suoi venti anni – quasi – di attività. Eppure, va detto, questo nuovo lavoro va assolutamente complimentato e con “Dodekaprofeton” la band italiana ha finalmente raggiunto un livello di “perfezione” che non puó piú essere ignorato. A cavallo tra black, doom, dark wave, ed a suo modo ambient, questo LP va assorbito sino all’ultimo secondo come un’opera unica nel suo genere e di assoluta necro-bellezza. Fronte copertina e appoggio della Moribund Records son solo alcuni dei dettagli che van certamente menzionati ma, piú importante di tutti, é il supporto ricevuto dall’artista italiano da parte di mezza scena nazionale ed altri incredibili artisti di fama internazionale. Testamento, con tristezza, per Marco De Rosa di True Endless e monumento di una scena che non si riconosce nel nuovo mondo di intendere il black metal ma che anzi rimane fortemente ancorata a sonoritá di vecchio stampo, con stile e grazia indiscussi.
Un LP che si propone con peculiaritá importanti come l’uso di un violino nell’accompagnare il riffing spesso black metal (vedi “Amos” ed il suo stile imprescindibile) ma capace di mutare e muoversi tra frangenti di stampo Bauhaus a la “In The Flat Fields” e dal sapore gotico (vedi “Nahum” come esempio calzante).
Son tanti i momenti intensi che scandiscono quasi un’ora di musica ed é perfetto il modo in cui spesso ci si avventura tra mid tempo e parti veloci senza rendersi conto del passaggio ritmico mentre dispersi tra nebbia e desolazione.
Evocativi, e musicalmente decadenti, i nostri raggiungon picchi assoluti con il brano “Jonah” in cui Nequam di The Magik Way ed ex-Mortuary Drape offre la sua voce unica ed ossessiva.
“Dodekaprofeton” si muove sinuoso e pronto a colpire ed avvelenare l’ascoltore con colpi di scena che ammaliano, come nel caso della penultima “Zechariah”, apripista perfetto per la conclusiva e monolitica “Zephaniah” (oltre diciotto minuti di stregoneria in musica), in cui la voce malata di Ravenlord dei Woods Of Infinity si porta avanti come una maledizione!
Che altro aggiungere se non che questo LP rappresenta un tassello importantissimo per la discografia della band? Forse non il più fresco, certamente, a livello di offerta musicale ma un lavoro di black metal suonato e prodotto con maestria che non potrà che far la felicità di chi ama il sound putrido di un tempo! Per il sottoscritto, un disco che senz’altro farà parte della mia collezione privata molto presto!
Rob M
- Anno: 2018
- Etichetta: Moribund Records
- Genere: Atmospheric Black Metal
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