Sicuramente tra i gruppi più inossidabili ed interessanti del panorama italiano i Wojtek non hanno mai smesso di stupirmi, partendo dal loro nome che sprizza citazioni storiche di un certo livello e un epicità sopraffina, i nostri hanno sempre aggiunto a questo un urlo a forma di spada, in chiave musicale, contro il logorio della attuale realtà in modo estremamente minuzioso, spazzando via in modo fangoso e rabbiosamente disperato (ma non solo). Esploratori assidui delle venature più sperimentali del costone Sludge/Doom, i nostri hanno conquistato giustamente un bel posto sotto i riflettori e pagine di storia.
Nuova opera arrivata da poco, quel “Petricore” di cui mi appresto a descrivere.
Iniziando da un bellissimo artwork composto da foto bianco/nero freddo e potente e una immagine frontale dal sapore di “foresta nel limbo” o un’ alba di un altra dimensione. Tematiche sofferte ed estremamente riflessive, vuoti interiori, angoscia esistenziale, alienazione, rabbia impossibile da tirare fuori, amalgamando il tutto con un proiettile verso la società moderna ed i suoi meccanismi.
Arriviamo alla musica con “Hourglass” che irrompe con tutta la sua furia fangosa e sanguinolenta, un buon brano sludge con riffing robusto, un cantato ferocissimo e drumming perfetto il tutto accompagnato da stop agghiaccianti e un malinconico gioco di chitarra nello sfondo.
“Dying Breed” ha uno slancio ipnotico ed irreale molto ben saldato tra voce e strumenti in un coro pazzesco alternato da sfuriate catacombali senza compromessi chiudendo con una lenta conclusione dal bellissimo pathos “epico/disperato” che ci porta a “Now That You’re Gone” che ferma la furia con uno straziante arpeggio pieno di desolazione impennando con una composizione gravosa sludge dalle tinte Depressive Black e un urlo straziato, cambi di tempo a sorpresa di ottima impronta sabbathiana e una lunga discesa emozionante fino a “Giorni Persi” che ripropone un buon pathos che galleggia nel nulla e cori semiparlati pieni di frustrazione e carica noise, bruciante l’evoluzione nella seconda parte con un mastodontico riff e una rete di arpeggi noise e malinconici che si fondono alla perfezione con la parte cantata.
Il sinistro riff iniziale di “Inertia Reigns” ci porta in un incubo esistenziale cupo e tenebroso, voci agghiaccianti, drumming che colpisce cadenzato senza remore e una ritmica di chitarra trascinante con un’ espressività pazzesca.
L’opera si chiude con il tenebroso “atmospheric noise” di “Hail The Machine” dove le voci intonano una sorta di inno tribale condito da suoni cibernetici incalzato da un riff “stoppato” che aumenta la potenza e la minacciosità, il senso di alienazione industriale aumenta in modo deliziosamente inquietante ed intonato magnificamente e portato alla massiccia e drammatica sfumatura finale.
Altro colpo a segno per i Wojtek dandoci un album ispiratissimo e suonato in modo sentito ed ispirato, riescono in ogni nota, in ogni suono a descrivere i concetti espressi con una profondità allucinante, senza dimenticare una potenza sonora devastante.
Ovviamente invito i fan di questo sound (e tutti quanti) a reperire questa perla e dare supporto incondizionato!
Ottimo lavoro!!
Draugar
TrackList
- Hourglass
- Dying Breed
- Now That You Are Gone
- Giorni Persi
- Inertia Reigns
- Hail The Machine
- Anno: 2023
- Genere: Sludgecore
- Etichetta: Flames Don’t Judge, Fresh Outbreak Records, The Fucking Clinica, Dio Drone, Shove records, Violence in the Veins, Teschio Dischi
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