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Spirit

TrackList
- Intro
- A Mortal Fight
- The Ultimate Vision
- Spirit
- Behind The Clouds
- Ice Desert
- Exiled
- Ashes
GRENDEL - Spirit
(2021 - Earth And Sky Productions)voto:
Leggendo le note biografiche che attestano gli esordi nel 2005 e una chiara ispirazione nelle liriche alle gesta di Beowulf mi aspettavo un black metal dalle marcate tinte folk. Ambient black metal avrei detto dall’artwork.
E invece l’opener “A Mortal Fight” mi ha spiazzato con un riffing di matrice al limite del technical death, del genere praticato da Obscura e Necrophagist, elargito con l’urgente leggerezza dello speed metal ottantiano. Arrangiato con una seconda linea di chitarra in tremolo picking che tesse un tema melodico ispiratissimo e non banale. Il tutto sorretto da un d-beat serratissimo degno dei Necrophobic di “Hrimthursum” che ci trascina verso un blast feroce a sorreggere un lavoro di chitarre di ispirazione svedese, a la Dark Funeral ma anche qui del tutto inusuale per progressioni armoniche, per poi aprire su un tema ad accordi aperti su una doppia cassa tanto compatta quanto epica. La canzone procede nell’arrangiamento continuo dei tre temi principali, lavorando di dettaglio con le seconde linee di chitarra mentre la sezione ritmica efficacemente e senza mai levare il pedale dall’acceleratore, arricchisce di variazioni il passaggio tra sezioni serrate ed aperture epiche.
A coronare il tutto, come nel resto della tracklist, la prestazione vocale improntata ad uno scream dannatamente convincente che ben si sposa con delle scelte armonico/melodiche di stampo pre-classico che esplodono in tutta la loro magnificenza nella track successiva “The Ultimate Vision” riscrivendo in chiave epica quel riffing tipico del thrash teutonico anni 90.
Che il progetto sia attualmente retto nelle sue linee compositive dal chitarrista Chainerdog è assolutamente evidente, tanto quanto è evidente la sua cifra artistica nel rileggere secondo una personale intenzione armonica i diversi canoni di scrittura del riffing di chitarra del metal (più o meno) estremo. La sua matrice in questo senso più che il folk “contadino” o “etnico” che permea le release che si fregiano di questa etichetta, è quella della musica rinascimentale. E il suo approccio alla scrittura, pur in una resa assolutamente confortevole dal punto di vista dell’ascolto dato che non vi è nulla di cervellotico, è improntato al progressive: alla semplicità della struttura del songwriting che vive di contrasti semplici quanto efficaci, contrappone una estrema cura negli arrangiamenti di dettaglio.
Ne è esempio eclatante la successiva “Spirit” che apre con un intreccio di chitarre pulite, qui più chiaramente folk, per sviluppare in un movimento che mi ha ricordato “L’ultima Danza” degli In Tormentata Quiete e poi proseguire con sviluppi assolutamente inaspettati quando la sezione centrale si arricchisce di arpeggi disarmonici, sorretti da una sezione ritmica ispiratissima, introdotti da un riffing ricorsivo di matrice quasi brutal. Da annotare l’utilizzo di clean vocals in bilico tra epicità cavalleresca e suggestioni pinkfloydiane. Visto che non è un telecronaca questa vi lascio il piacere di scoprire tutte le altre finezze presenti in questa traccia che è una delle più ricercate del lotto.
“Behind the clouds” apre con un lavoro di chitarre che rende onore al titolo della traccia e ci introduce ad un mid tempo epico e solenne (al netto della dovuta accelerazione centrale) su cui la voce si staglia con autorevolezza. Compaiono trame melodiche ed arpeggi medievaleggianti ma l’ambiente armonico generale è quello di un’epicità al di fuori del tempo. Anche se non vi è stretta assonanza a livello musicale, quando ascolto questa canzone mi sento parte della “caccia selvaggia” che orna l’artwork di “Blood Fire Death” dei Bathory.
Con “Ice Desert” siamo trasportati da un delicato gioco di arpeggi puliti nella traccia più atmosferica del lotto che trova il proprio compimento nella successiva “Exiled”. A dispetto della sua brevità, il lavoro delle due chitarre è eccellente e valorizzato da giochi di panning che accompagnano polvere di ghiaccio trasportato dal vento fino ad un orizzonte lontano.
“Exiled” è la rilettura personale dei Grendel del black svedese più intransigente: se la sezione ritmica si alterna tra blast, doppia cassa furiosa e d-beat rapidissimi, le trame armoniche delle chitarre sono aperte e improntate a melodie che sono il marchio di fabbrica Grendel. Nella furia ritmica che contraddistingue la traccia, in cui le chitarre sembrano fare un passo indietro verso un riffing più seminale, non mancano arrangiamenti “orchestrali” in cui sezione ritmica e arrangiamenti di chitarra dimostrano un livello di scrittura superiore alla media.
Chiude il lavoro “Ashes” riassumendo in sé il “Chainerdog pensiero” trascinandoti in un viaggio lisergico con la sua progressione di arrangiamenti a partire da un low tempo in cui chitarra arpeggiata clean e power chords declinano il tema principale che subisce un tale numero di “revisioni” che non pare possibile siano contenute in 5:16 di durata. Si introducono scale bizantine mentre la sezione ritmica attraversa tutti i canoni possibili del metal estremo e il riffing di chitarra modella contrappunti nella tecnica di esecuzione valorizzando le armonizzazioni di una litania funebre che arriva a sfiorare certe disarmonie tipiche dei solismi di T.G.Warrior raccolte anche dal riffing nel breve ma notevole inserto di voci clean nel finale.
In conlusione questo “Spirit” è un lavoro di eccellente black metal “evoluto” senza che compositori ed ascoltatori debbano spingersi nell’avanguardia estrema o nel minimalismo filologico per ritrovare quell’emozionante e brutale trasporto emotivo (intimo) che ha contraddistinto la fortuna del genere.
Chainerdog, con netta e chiara personalità artistica, modella e plasma la materia bruta del black metal offrendoci un prodotto che coinvolge immediatamente e cresce con gli ascolti per ricchezza di dettagli e soluzioni.
Samaang Ruinees