Celebrazione di un ventennio di progressivo decadimento spirituale, testamento di un passaggio ad un’altra dimensione più luminosa e, forse, migliore, i triestini Ierofania pubblicano il loro omonimo album di esordio per l’etichetta ‘Il Grido – Incisioni Sonore‘.

Quest’opera è stata composta e registrata nella nostalgica, ventosa e decaduta Trieste e alla chiusura di un ciclo lungo vent’anni si rende necessario pubblicare questo lavoro poiché quel che era malato é diventato morente. All’epoca, nella nostra tarda adolescenza, questo ammasso di suoni rappresentava un genuino sforzo ed una profonda ricerca verso l’oscurità, vissuta come ribellione all’ipocrisia della società, al suo fuggire dinanzi al pensiero della morte ed alla sua stessa inettitudine esistenziale.

Con una formazione ridottissima, Demonion (voce e chitarra) e Christian (chitarra e batteria), ci propongono un Black Metal che affonda le sue radici in Emperor e Mayhem ma presenta numerose aperture talvolta melodiche, talvolta ‘ambient’, talvolta addirittura ‘doom’.

Scavammo, cadendo al fondo del buio, al fondo illimitato del buio. Donando voce estrema alla separazione e al malumore che era nei nostri cuori, la musica ci permise di dare maestose ali al nostro dolore e di volare sul mondo distruggendo i confini che ci separavano da una più vera esistenza.

Il disco non è di facile approccio e, nonostante quelle aperture di cui dicevo prima, è fondamentalmente violentissimo, con la voce di Demonion che scandisce la sofferenza dell’esistenza, vomitando putridi gemiti e urla stridenti. I primi tre pezzi, intitolati ‘Prima‘, ‘Seconda‘ e ‘Terza‘ rappresentano probabilmente la prima fase della carriera degli Ierofania, una fase feroce, brutale e crudele che si trasforma in momenti monocorda lanciati a tutta velocità.

Stilisticamente gli anni in cui fu prodotta quest’opera erano già difficili per il genere, l’unico genere nel panorama estremo con una certa serietà espressiva ed un segreto anelito trascendente che ci fu molto caro e ne fu la sua vera essenza. Quando è autentico si può percepire infatti una luce rara, sotto ad una grande oscurità che ne è un’eccellente guardiana.

Dall”Intermezzo‘, il brano più lungo, quasi 10 minuti, i synth si uniscono al tappeto sonoro delle chitarre creando situazioni pacate, felicemente intrecciate ai momenti più furiosi. Le successive ‘Quarta‘, ‘Settima‘ e ‘Undicesima‘, probabilmente di stesura più recente, risultano più variegate sempre all’interno di un black metal puro e gelido ma non minimali come potrebbero sembrare.

Il parossismo della voce è ai limiti del dissonante, lo scopo è di disturbare e graffiare il nostro udito, la produzione è ottima, gli strumenti sono ben distinguibili, e la mancanza del basso non influisce sul risultato (del resto lo fanno anche i più famosi Inquisition).

Cosa lascia l’ascolto di questo disco? Pessimismo, tristezza, angoscia, una sostanziale sfiducia su questa società; un’opera complessa e riuscita a testimonianza che il Black Metal tricolore è vivo e vegeto.

Il nostro Spirito è trasmigrato. Lontano. In un oltre altissimo. Folgorati da eterno chiarissimo Sole.Le foglie con l’ipocrisia sono cadute, restano rami secchi. Possa chi ascolta questo grido scorgere all’orizzonte una luce eterna, la luce nascosta del Sole.

 

Filippo Marroni

 

Tracklist:

  1. Prima
  2. Seconda
  3. Terza
  4. Intermezzo
  5. Quarta
  6. Settima
  7. Undicesima
  • Anno: 2023
  • Etichetta: Il Grido – Incisioni Sonore
  • Genere: Black Metal

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