Cathedral Of Dust è un recente progetto del giovane milanese Matteo Cecchet, autore di questi quattro brani completati dalla cantante e contrabbassista Sofia Bianchi. Le premesse sono piuttosto ambiziose: si parla di “nuovi ambienti da esplorare” e di “prodotto nuovo, ispirato e appassionato da offrire al pubblico italiano ed europeo”, citando fior di influenze provenienti dal Metal progressivo ed estremo.

Alle mie orecchie si è presentato un ep dalle atmosfere abbastanza coerenti e costanti, scure, umide, rarefatte, con qualche conglomerato puntuto e in verità un poco dispersivo. I riferimenti al Metal progressivo moderno e nordico sono fin troppo pertinenti e si fatica a filtrare un’identità forte ed una personalità un minimo carismatica, restando nelle zone di comfort del già assaggiato.

Una certa sensazione di disorganicità credo sia da imputare anche alla mancanza di una vera band (soprattutto di un batterista) in fase di composizione ed arrangiamento, tanto che la batteria sembra assemblata con i midi pack “Rhytme Sauvage” di Mario Duplantier e le varie sezioni dei brani faticano a trovare un senso di coesione e costruzione di senso, di complicità e di picchi emotivi.

Venendo alle singole composizioni, “The Meander” parte con fiabeschi accordi add9 su cui si avventura la voce eterea di Sofia, a mio avviso un po’ anemica e imprecisa. Dopo la strofa introduttiva e un sognante solo di chitarra che ricalca la voce, seguono altre due stanze fino al ponte in cui l’intensità della distorsione cresce, risolvendosi in un bel riffone gommoso che ci riporta presto alle pigre progressioni melodiche iniziali, leggermente reinventate nella sezione finale con un nuovo arpeggio. La sensazione è che il pezzo si sia concluso senza essere arrivato ad un punto. Certo, c’è l’assolo struggente sul ritmo cadenzato e il tempo scandito sul china che funziona sempre, ma questo escamotage non è sufficiente ed è un peccato perché gli arzigogoli vocali nella seconda parte erano interessanti. Ciò che proprio non convince sono le parti ritmiche, che trasmettono un forte senso di aleatorietà e straniamento, non credo sempre intenzionale.

Sulla più concisa “The Gargantuan Collapse” giocano la carta Metal pop, poi, quando dopo un paio di minuti decidono di smettere di giocare a fare gli Evanescence (partita persa in partenza), dopo un’efficace parte vocale sincopata, staccano un riff dall’articolato pattern discendente di stampo prog Metal. Segue un assolino onanistico e spigoloso, poi nuovamente il ritornello e una gustosa riproposizione in coda degli elementi già esposti. Peccato per l’effetto “attaccato con lo scotch” con cui sono unite le parti, ma questa rimane la canzone più digeribile per chi volesse farsi un’idea della band, magari guardandone il videoclip.

Anche se il retrogusto di assemblaggio persiste, ho trovato “A Fracture In Eternity” piuttosto suggestiva: introduzione malinconica, strofa cantata con un elemento melodico di rottura che aiuta a mantenere viva l’attenzione e un ritornellone epico che arriva piano piano, sfiora il neomelodico e si rituffa nelle rassicuranti atmosfere nebbiose e nostalgiche dipinte da Matteo e Sofia, verso un grande finale nuovamente affidato al ritornello.

 E nonostante i suoi prolissi quasi nove minuti, anche la conclusiva “Self Devouring Spirit” convince, grazie al solismo dilatato ed emotivo, che riesce a smuovere un po’ di pathos. Abbiamo anche un riffing più serrato e minaccioso ad aggiungere sfumature cupe nella Cattedrale di polvere. Le melodie vocali alla The Gathering funzionano e, pur con qualche ridondanza, la composizione è ricca di spunti e si mantiene credibile quasi sempre. Bello lo strascico finale, che mi ha evocato persino i Fates Warning più minimali.

Si coglie una capacità compositiva frutto di ascolti attenti, che mi piacerebbe sentire sviluppata nel confronto con altri musicisti: per questo spero che un eventuale futuro album possa essere l’opera di una vera band.

Interessante il logo e molto elegante la copertina.

Marcello M

Tracklist:

  1. The Meander
  2. The Gargantuan Collapse
  3. A Fracture In Eternity
  4. Self-Devouring Spirit
  • Anno: 2023
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Progressive Atmospheric Metal

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