Faccio partire l’ascolto del secondo pezzo (la prima traccia è una semplicissima intro), passa mia moglie ed esclama :- Bello, cos’è il nuovo disco dei Nightwish? Ecco forse si può sintetizzare con questa battuta la recensione; in effetti tutte le composizioni non si discostano troppo dai cliché, sia canori che strutturali, lanciati a suo tempo da Tarja Turunen ed Erno Vuorinen.

Il combo in questione è nato nel 2021 relativamente ad una antica collaborazione fra la cantante (Germana Noage) ed il chitarrista/cantante già presente nella band friulana dei Celtic Hills, Jonathan Vanderblit; oltre alla singer troviamo alla sezione ritmica l’argentino Andres Gualco e Michele Raspanti, rispettivamente alla batteria e al basso, presente invece alla chitarra il virtuoso Michele Serra, mentre chiude la formazione il tastierista Massimo Pieretti.

Tecnicamente impeccabili, come del resto richiede il genere che non può essere approcciato dai primi che passano davanti ad uno spartito, i musicisti però hanno dato forma a pezzi che hanno uno stesso impatto emotivo simile più o meno a quello che si prova durante un concerto dei Dream Theater.

Si parte con l’incipit pomposo e ridondante del pezzo numero due in pieno stile Symphonic Metal e con in più in bella evidenza, fin dalle prime battute, ovviamente, la celestiale voce della nostra Germana.

Un arpeggio in minore, con la chitarra in pulito, ci introduce all’oscura e cadenzata “Playground Of The Dead“.

Si passa ad altre atmosfere e ad un altro timbro vocalistico che, pulito da lirismi eccessivi, risulta assai piacevole, nella lenta, dolce ed apparentemente malinconica “Build Your Heart“, pezzo ben costruito con divagazioni anche sul piano armonico.

La title track rientra nel solito schema dettato dalle regole del genere al quale sono assimilabili i romani, mentre “Silent Breath” ha nell’attacco del pezzo a – la Accept, il suo punto di forza.

Altro episodio degno di nota è la traccia numero sette che secondo me rappresenta il migliore brano di tutto il lotto proposto: altra traccia lenta che ricorda da lontano gli Stratovarius quelli all’apice del loro successo e che finalmente rende onore pienamente alla meravigliosa voce della cantante, la quale riesce a miscelare saggiamente toni caldi e profondi con picchi da vertigine (grazie anche alla presenza di Kate Nord).

Un album che in definitiva non è brutto (a chi piace il genere ovviamente) ma che pone la questione del concetto di bello: anticamente si pensava che il concetto di bello fosse la manifestazione del bene assoluto, in tempi più recenti, invece, lo Hegel per esempio, associava la dottrina del bello addirittura all’apparire del vero e della idea stessa; ma è soprattutto di nostro interesse osservare il rapporto fra bellezza, estetica ed espressione. Il bello in generale può essere considerato come espressione perfetta in relazione alla considerazione dell’arte come espressione stessa esplicita ed implicita. Fin dal settecento in filosofia si è posta la necessita di investigare sul rapporto connesso fra arte e “bello”, e la connessione fu operata mediante il concetto del gusto inteso come facoltà di discernere il “bello”, sia dentro che fuori dall’arte. Kant in primi fu quello che stabilì l’identità dell’artistico e del bello affermando che la natura è bella quando ha l’apparenza dell’arte e che l’arte non può essere detta bella se non quando noi, pur essendo coscienti che è arte, la consideriamo come natura. In ultima analisi, e al di là di queste mie personalissime elucubrazioni, lascio a voi la sentenza definitiva invitandovi all’ascolto di questo “From Darkness To Life“.

Leonardo Tomei

Tracklist:

  1. Darklife Prelude
  2. Monsters
  3. Playground Of The Dead
  4. Build Your Heart
  5. From Darkness To Life
  6. Silent Breath
  7. Never Too Late
  8. Superhero
  9. Fuck This World
  • Anno: 2023
  • Etichetta: Revalve Records
  • Genere: Symphonic Metal

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