Tu stai lì, immobile, un sasso che contempla un leopardiano infinito, un fine intellettuale che per il principio di scarsità delle risorse le incanala completamente in alte elucubrazioni: nutri la mente a discapito del corpo!
Poi parte un cazzo di ritmo tribale e basta: inizi a tenere il tempo prima col piede, e poi con tutto te stesso fino all’ipnosi indotta dalla ripetizione ossessiva.
Giusto per rendere l’idea.
L’aggettivo di questa rece è: tribale.
E tutto nella musica dei Becerus conduce ad esso: un insieme di caratteristiche peculiari disegnano un mondo primitivo e selvaggio con annessa penuria di capacità linguistiche e quell’aggressività di chi nulla sa e a nulla ambisce se non alla sopravvivenza.
Detta così sembra che vi stia parlando di una ciurma di sprovveduti disperati che ha messo su alla belle meglio una band, ma vi assicuro che né Mario Musumeci (voce) né Paul Bicipitus (batteria, ma penso fosse ovvio) e neppure Giorgio Trombino (chitarra e basso) lo sono; sprovveduti intendo, disperati non saprei.
La proposta, dal titolo rivelatore “Troglodyte”, è perlopiù riconducibile a un roccioso death metal di matrice Usa con elementi tipici del grind rinvenibili nella brevità dei brani (12 brani + intro, 30 minuti spaccati) e nel riffing a volte nervoso supportato dal blast beat.
Su questa base si innestano due specifiche peculiarità che rendono la proposta sicuramente originale: l’utilizzo di mantra vocali con finalità di enfasi ritmica e la mancanza di testi che agevola il risultano eufonico della ripetizione ossessiva.
Si capisce che l’elemento distintivo è proprio il growl cavernicolo di Musumeci che quando si inoltra in territori più affini al grind diventa un inquietante scream urlato.
Mantra dicevo, termine mutuato impropriamente dall’induismo ma che ben esprime il concetto, che nei momenti più ipnotici ed estranianti fa un originale ricorso all’effettistica: in più casi mi pare si utilizzi il flanger o qualcosa di similare per creare un loop vocale associato ad una variazione ascendente e poi discendente dei toni.
L’ impalcatura strumentale è solidissima e, benché i nostri non intendano strafare in tecnicismi che vanificherebbero gli intenti della proposta, rivela una grande preparazione come si denota in diversi passaggi (bello il legato veloce di alcuni riff).
Il suono è brutale ma nitido e affilato, grazie soprattutto a scelte timbriche, di missaggio e di mastering impeccabili: tutto è potente e al contempo incredibilmente intellegibile, tutti gli strumenti suonano veri e si distinguono pur mantenendo un invidiabile impatto.
Insomma, un album pesante ma dall’approccio leggero e pieno di un’energia che tracima da ogni brano: il paragone può risultare azzardato, ma l’impostazione scanzonata ed ignorante mi ricorda un piccolo capolavoro a nome “SOD”.
Spegnete il cervello!
Meghistos
Tracklist:
- Intro – Rise of the Energumens
- Obfuscated by Imbecility
- Aggressive Illiterate
- Primordial Instinct
- Bestius
- Cacato
- Pathetic Bovine Humour
- Troglodyte
- Brosura
- Progressive Mental Retardation
- Serpicus Ebbeth Macagno
- Fat Laughters in Absolute Degradation Grunt ‘em All
- Anno: 2024
- Etichetta: Everlasting Spew Records
- Genere: Death Metal
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