Equilibrio
Il primo termine che mi viene in mente per definire “Invisible Threads” degli Across The Swarm è equilibrio.
Certo, suona strano sentire questa parola associata all’estremismo sonoro che origina da ogni traccia di questo album granitico e feroce.
Ma per diversi aspetti la proposta dei nostri riesce a miscelare sapientemente lo stile del brutal a stelle e strisce anni ’90 con una punta di scena core e interessanti richiami groove evidenti nei mid tempo e nei riff cadenzati, stoppati, brevi e sincopati

Ripeto, si tratta di un equilibrio concettuale e stilistico, perchè la proposta è assolutamente estrema.
Questo concetto non abbraccia solo la musica, ma anche la scelta dei suoni e del mastering: tutto è potente e perfettamente intellegibile ed i suoni sono moderni ma non “sintetici”, cosa che spesso rende le attuali produzioni prive di umanità, asettiche e, a mio avviso, fastidiose.

La band, il cui quartier generale è a Bologna, nasce nel 2013 e pubblica il primo lavoro ufficiale nel 2014, l’EP omonimo “Across The Swarm” seguito nel 2020 dall’EP Projections“.

L’album oggetto di questa recensione è il loro primo full-length, traguardo raggiunto a 12 anni dalla nascita.

Un sacco di tempo direte, ma vi anticipo che è stato ben speso.

Iniziamo

Il disco, passata l’intro di rito, si apre con “Vertebrae”, uno dei brani più brutal anni 90’ della rosa: potentissimo il blast beat con un riff e un cantato segmentato e ritmico a cui segue uno stacco in doppia cassa con rullante in battere preparatorio al successivo attacco sempre in blast e a un refrain in mid tempo sincopato negli accenti, che donano quel senso di sospensione, con la giusta dose di melodia.
Per me brano top!

Più crossover “Every Day Is Like A Stab In The Chest” che mantiene comunque un’anima brutal evidente.

Il lavoro di batteria si fa più articolato e imprevedibile nel suo incedere, mentre le soluzioni di chitarra risultano fresche e denotano un grande gusto per l’armonia che si manifesta in un susseguirsi di riff che creano un climax armonico fino a raggiungere l’apice in un refrain originale.

Partenza thrash per “Nothing Left” con passaggio da cassa/rullante ad un bel blast sul medesimo riff di apertura.

Il cantato è supportato da una notevole varietà di drum pattern e da un riffing nervoso e ispirato che contrasta nelle parti in mid tempo.

Un breve inciso: sentite la potenza e il peso del blast! Velocità alta ma non esasperata e un suono compatto di cassa e rullante che me lo fanno vedere come un pachiderma che corre a 200 km/h.

“Scava Veloce” è tra i miei brani preferiti, veloce appunto come da titolo, groove negli intenti e dannatamente ruffiana nel refrain in mid tempo ed in levare, splendido e monumentale, impreziosito dall’utilizzo del nostro idioma.
Il testo, che definirei poetico, è originale e si fonde metricamente e semanticamente con la musica acuendone il senso di urgenza.

Per ultimo voglio citare il brano che dà il titolo all’album, “Invisible Threads”.
Sicuramente più spigoloso e ostico degli altri ma il blast di apertura con il passaggio a quel mid tempo molto Carcass affascina e annichilisce,
Melodia poca: è un brano da vivere e rivivere più volte perché cresce tanto e regala una sensazione di potenza impressionante.

Riassumendo ci troviamo di fronte ad un disco estremo ma con una propria identità definita da una precisa scelta stilistica e di produzione che risultano vincenti per potenza e coerenza della trama musicale: ogni singolo brano è studiato per essere musica e non una sterile prova di forza.
E comunque la prova di forza la vince!

Consigliatissimo.

Meghistos

 

Tracklist:

  1. Intravenous
  2. Vertebrae
  3. Every Day Is Like A Stab In The Chest
  4. Nothing Left
  5. Red Waters
  6. Scava Veloce
  7. Dry Eyes
  8. Liquefy
  9. Until You Bleed
  10. Invisible Threads

 

  • Anno: 2025
  • Etichetta: Time To Kill
  • Genere: Brutal death/Groove

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