Avevo già recensito la band ligure circa un anno e mezzo fa, ed avevo lasciato il combo alle prese con un raffinato Aor con qualche spunto di melodico Hard Rock.

Ebbene ascoltando questo quinto lavoro in studio del combo, ridotto a quattro elementi, (rinnovato nella line up della quale sono ancora presenti Stefano Galleano alla chitarra ed al basso Steve Vawamas, mentre le nuove entrate riguardano le parti vocali affidate all’ex Drakkar Davide Dell’Orto e le pelli della batteria pestate da Maurizio De Palo), troviamo una decisa e prepotente virata verso sonorità decisamente metal.

Undici pezzi che mi hanno ricordato il poco apprezzato album dei Black Sabbath uscito nel 1992 con alla voce un gradito ritorno dopo la sua performance in altri due full length della band inglese. Le atmosfere rispetto alla produzione antecedente si fanno più cupe e cadenzate con una prova gagliarda e massiccia fin dalla opener di questo “Hell’s Gate“: si tratta qui e si propone del buon sano, tonico e imperituro Heavy Metal con leggere venature Doom in retrogusto dopo il primo sorso.

La parte ritmica esegue dei passaggi pregevoli ma soprattutto riesce a supportare l’unica chitarra e la comunque portentosa voce del vocalist. Ogni tanto riecheggia ancora il richiamo a lontane foreste ed il legame col passato, ed alcuni fraseggi delle sei corde di Galleano riportano la memoria a ricordare Thal o anche Ziller: a tal proposito ascoltare la terza traccia “Do You Like What You See” dove però secondo me una interpretazione maggiormente cristallina da parte del cantante avrebbe reso più solare il pezzo. Ma si sa i gusti…

Sullo stesso tema musicale che va a toccare le medesime corde emotive, la canzone che segue; per questo motivo avrei intervallato i due pezzi con un brano più veloce. Ma forse i quattro hanno voluto aprire una parentesi più profonda, più intimistica, concedendo una pausa all’ascoltatore. Rimane un gran bel pezzo con tantissime citazioni.

Sicuramente lo sforzo e l’impegno economico è stato notevole (si legge nelle note di accompagnamento che il disco è stato registrato, mixato e masterizzato presso lo studio di Vawamas e prodotto interamente dal chitarrista) perchè si percepisce della qualità anche nelle sonorità stesse e nella riproduzione delle dinamiche che scandiscono la varietà delle composizioni. L’esperienza maturata in tutti questi anni, esperienza anche anagrafica sotto il profilo di cultura musicale, si sente in ogni momento: sontuosa l’apertura pinkfloidiana in “Free“.

Gli amanti dell’Heavy Metal duro e puro, quello senza tanti fronzoli, in queste undici tracce avranno pane per i loro denti: un cd che scorre amabilmente, che riesce a scuotere ancora qualche capoccia e che si può ascoltare in qualsiasi momento della giornata, volendo anche sotto la doccia.

Il cuore Aor/Hard Rock batte ancora in alcuni passaggi, come si è già scritto, ne è un esempio “HeartLess“, sebbene la composta ruvidezza della voce di Dell’Orto riesca a creare un piacevole equilibrio.

Ad un certo punto ecco comparire i Judas Priest ma la scoperta la lascio volentieri a voi, chissà che canzone vi verrà in mente.

 

Leonardo Tomei

 

TrackList

  1. Hell’s Gate
  2. The Musk I Live In
  3. Do You Like What You See
  4. I’ve Been Losing You
  5. Free
  6. Boys Don’t Cry
  7. Heartless
  8. Pegasus
  9. Little Girl
  10. What Will It Be
  11. Viking

 

  • Anno: 2022
  • Etichetta: Diamonds Prod
  • Genere: Hard Rock

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