Una prima occhiata alla copertina mi ha dato un brivido di terrore: “Merda, no! Un virtuoso violinista pazzo col pallino per i Manowar ci vorrà far sorbire il suo inutile speed Metal neoclassico e sinfonico!” E invece no, “Carmina Occulta” è il secondo capitolo del progetto di Samael Von Martin degli Evol, accompagnato da una folta schiera di eccellenti collaboratori. Uno sguardo più attento all’immagine rivela l’autografo del vecchio maestro Emanuele Taglietti e tutto inizia a contestualizzassi meglio: il collegamento più immediato è ad un certo cinema, spesso italiano, impregnato di oscurità, esoterismo, morbosità e occultismo e a tutto l’universo sonoro che ha accompagnato quelle pellicole o che da esse è stato ammaliato. Ma in questo disco c’è anche tanto altro. Settantasette minuti di musica di grande fascino, orchestrata con ricca e ricercata sobrietà, dove ai classici strumenti del rock si sovrappongono (e spesso sostituiscono) organi, fiati, strumenti etnici, percussioni e una grande varietà di voci, sia maschili sia femminili, che cantano, narrano, declamano, evocano e bisbigliano. L’utilizzo esclusivo del latino e dell’italiano contribuisce a confermare le atmosfere adombrate in precedenza. Quest’ultimo è scelto in particolare per i componimenti poetici scritti da Flavio Porranza e recitati come sigilli in apertura, mezza via e chiusura del disco, capaci di far scattare potenti meccanismi associativi, allusivi e fascinatori.

Oltre alle tessiture melodiche di cori, chitarre e tastiere, è la sezione ritmica a emergere in tutto il suo valore, grazie a due validissimi musicisti: Ventrenero (Damien degli Evol) che fa respirare e pulsare una raffinatissima batteria e lo stacanovista Wally Ache, che col suo basso fretless cesella le composizioni con grande gusto e raro senso della misura.

Inoltre abbiamo un’importantissima, quasi maggioritaria, componente femminile nell’organico: Isabella, Elisa Di Marte e The Nun al canto, Natalija Brankoviç al pianoforte su un brano e soprattutto Elisa Montaldo del Tempio Delle Clessidre che si è occupata delle orchestrazioni degli strumenti etnici e delle voci. Ecco, credo che l’apporto dato al progetto da queste donne, grazie alla loro (permettermi di chiamarla così) “parte animica”, sia l’elemento che determina quel grande senso di equilibrio che promana da “Carmina Occulta” e che spessissimo manca agli ensemble prettamente maschili. Matrimonio alchemico?

L’elemento principale di questa musica, ma anche quello più impalpabile e difficile da mantenere in vita, è l’atmosfera:  credo che quindi il pregio maggiore di questo ricco ensemble (e del suo “direttore”) sia proprio la credibilità. Già, perché basterebbe veramente pochissimo a scivolare nel burrone del ridicolo, grottesco, superficiale o caricaturale.

Se dovessi ravvisare un’assenza nella musica  dei Mater A Clivis Imperat, sottolineerei la mancanza di grandi temi melodici icastici, tipo quelli ai quali ci hanno abituato i talenti di Claudio Simonetti, Ennio Morricone o Fabio Frizzi. Un po’ come se, restando nell’ambito cinematografico, questi brani fossero perfetti per sonorizzare scene di collegamento, di indagine, di descrizione paesaggistica, narrativa o magari i titoli di coda, ma meno efficaci per i momenti apicali, per la “scena madre”. Le composizioni infatti costruiscono una perfetta architettura scenografica, dove tutto funziona, i colori sono quelli giusti e le luci ben posizionate, ma… manca l’attore protagonista! A pensarci bene, forse il motivo è che su questo suggestivo palcoscenico vuoto è proprio l’ascoltatore che viene invitato a salire e vivere un’esperienza propria, all’interno dell’ambientazione allestita.

Fanno eccezione il bellissimo tema di apertura di “Praesagia Pontificia” (ripreso anche all’inizio della title track) e l’accattivante motivo di “Animi Errantes”, che con il suo andamento vintage rock è uno dei brani che ho maggiormente apprezzato.

Ad esempio, le melodie di “Edoardo II” le potremmo ascoltare su di una qualsiasi compilation di “ambient medievale”, ma è il modo in cui vengono arrangiate e suonate sapientemente da Elisa che ne fanno un’opera originale, evocativa ed emozionante.

Si ha l’impressione che il consistente minutaggio dell’opera sia un poco ridondante, per via della reiterazione di certe soluzioni, tuttavia ci sono altre composizioni che avrei piacere di portare in evidenza, quali l’inquietante “Peste 1347/2019”, “Funestum Drama (Nero Segreto)” con basso e voci grandi protagonisti, la convulsa “Diabuli Malleus” e la coinvolgente “Sabba“.

Se è vero che tutto quanto abbiamo ascoltato è di grande piacevolezza, pregevolissima fattura e indubbiamente frutto di una sincera e genuina volontà espressiva, non farei il mio mestiere se non osservassi il fatto che questo disco non muove di un passo al di fuori di una comfort zone costituita da una nicchia sì stretta, ma anche perfettamente definita: quell’occult prog garantito Black Widow dove tutto è concesso, tutto diventa magia e, come cantava Casadei, “ci basta un grillo per farci sognare”… Questa non vuole essere un’accusa di scarsa originalità, bensì una considerazione su quanto siano potenti e radicate le suggestioni archetipiche che scaturiscono da un lugubre accordo di organo, da un tinnire, un clangore o da un vocalizzo.

Suggestivi.

 

Marcello M

 

Tracklist: 

  1. Ago E Filo
  2. Sub Insidiosam Ruinam Genero 
  3. Liturgica
  4. Carmina Occulta 
  5. Strigarum Dominus 
  6. Edoardo II 
  7. Chori Tragici
  8. Codex Diabolicus 
  9. Tragica Operetta
  10. Peste 1347/2019 
  11. Sabba
  12. Animi Errantes 
  13. Noctes Ad Nendum
  14. Funestumdrama (Nero Segreto)
  15. Diabuli Malleus 
  16. Praesagia Pontificia 
  17. Melicum Brevius 
  18. Funebris 
  19. Movimento Dadaista Padovano 
  • Anno: 2023
  • Etichetta: Black Widow Records
  • Genere: Occult Prog

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